VanniGio/ Agosto 21, 2012/ Viaggi/ 0 comments

Una ordinata catatsta di legna

Ho passato due giorni in montagna, per la precisione a Campitello in Val di Fassa. Due giorni sono niente se vieni da Firenze e ti fai circa 9 ore di auto fra andata e ritorno, ma sono sufficienti a catapultarti in un mondo diverso. Diverso perché sei in vacanza invece che al lavoro, diverso perché questo è il Trentino e non la Toscana, diverso perché molti di quelli che sono intorno a me sono in vacanza e non al lavoro quindi hanno, come me, un limite di sopportazione generalmente molto più alto di quello che normalmente abbiamo. Dimenticavo, diverso   perché si respira e non ci sono 36 gradi come a Firenze. Tutto ciò aiuta sicuramente a riflettere. La riflessione mi è nata dalla foto che ho postato con questo articolo, una catasta di legna per l’inverno. Non è la più bella catasta che ho visto, neanche la più ordinata e maniacale, ma è una delle tante. Questa foto però parla, e racconta di un mondo passato ma che è arrivato fino ad oggi. Parla di un mondo difficile, di inverni rigidi, di tanta neve e di estati brevi, di lavoro e di accortezza. Parla di formiche che nei mesi caldi accumulano per quelli freddi. Quando le risorse sono poche e concentrate in un breve periodo dell’anno devi imparare a raccoglierle, stivarle con cura e utilizzarle con parsimonia.  Quella legna un tempo voleva dire sopravvivenza, era importante, era fondamentale, non averla o perderla o renderla inutilizzabile poteva voler dire non sopravvivere. Quella legna, come l’erba da usarsi per gli animali oppure i frutti da farne confetture dovevano essere raccolti con fatica, conservati con attenzione e usati seguendo regole comportamentali ben precise e rigide. Nello stesso tempo il momento della loro raccolta segna un passaggio positivo durante l’anno, spesso sottolineato da qualche festa. Sicuramente il primo obbiettivo era, ed è ancora oggi, l’accumulo di provviste, ma nell’adempiere a questa esigenza c’è l’ordine che permette di accumulare maggiori riserve e in modo più sicuro, c’è l’intelligenza e l’esperienza per costruire la catasta seguendo il periplo di una piccola finestrina  senza oscurarne la luce e poi c’è l’orgoglio di concedersi un piccolo lusso estetico quella pianta fiorita. Io in quella catasta di legna ci ho trovato la montagna con la sua gente, e un metodo per navigare in questi momenti di crisi.

Share this Post

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*