VanniGio/ Aprile 24, 2020/ Pensieri/ 0 comments

“Io penso che il divertimento sia una cosa seria” è virgolettato perché la frase l’avrei voluta scrivere io ma invece ci ha pensato prima Italo Calvino. “Secondo la semantica, “divertimento” deriva da “devértere” cioè volgere altrove, deviare: infatti rappresenta qualcosa di diverso dalle solite attività che porta piacere e distrazione dalle preoccupazioni, dallo stress e dalla noia. Proprio come il nostro corpo ha bisogno di riposo per recuperare forza ed energia, la nostra mente ha bisogno di divertirsi per riacquistare le energie emotive e psicologiche necessarie per preservare e ritrovare salute e benessere.” Anche questo concetto non è mio ma credo che lo si possa condividere. E oggi cosa vuol dire divertirsi? Dipende dalle età. Ma prendiamo la fascia degli adulti dai 18 anni in poi. Divertirsi è stare in compagnia, mangiare una pizza, bere uno spritz al bar con gli amici, andare al mare, ballare, andare al cinema o al teatro oppure in vacanza al mare, oltre a tante altre cose. Quasi sempre divertirsi significa stare con gli altri, mi vengono in mente pochi casi in cui ci si possa divertire da soli e tutti poco edificanti o sintomo di una patologia. Leggo l’ordinanza della Regione Toscana per la riapertura degli esercizi commerciali fra i quali ci sono i luoghi dove si va a divertirsi. Le prescrizioni sono nell’ordine: Obbligo di mantenere 1,8 m. di distanza fra le persone, pannelli di separazione fra lavoratori e utenti, mascherina protettiva, una sola persona per nucleo familiare (questa forse utile per non andare da Ikea con la moglie), percorsi differenziati per ingressi ed uscite ed altre coercizioni ancora. Provo ad immaginare lo scenario prossimo futuro ipotizzato dalle autorità e mi chiedo: in tutto ciò c’è qualcosa che assomigli al divertimento? La risposta mi pare scontata e allora sorge la domanda successiva: ma se non devo divertirmi perché mai dovrei andare in luoghi come un bar, una pizzeria, un ristorante, uno stabilimento balneare, un albergo? Poi mi sovviene il dubbio successivo e drammatico: se io non vado in questi posti oltre alla mia salute mentale (per qualcuno già precaria) cosa ne sarà della famiglia del barista, dei figli del pizzaiolo, della moglie del portiere d’albergo e così via? Si tratta della vita di centinaia di migliaia di persone non di pochi incoscienti che pensano solo a divertirsi. “Tutto ciò che è divertente o fa male o è peccato” anche questa non è mia ma dell’anonimo.
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