VanniGio/ Aprile 24, 2020/ Pensieri/ 0 comments

Nell’uomo la percezione del rischio cambia al variare delle condizioni esterne, un meccanismo che nella storia dell’evoluzione ci è risultato molto utile. Facciamo un esempio. Naufragato su un’isola tropicale deserta ma ospitale intimorito dalle insidie di un mare sconosciuto preferirei oziare sulla spiaggia in attesa dei soccorsi piuttosto che avventurarmi in mare aperto con una zattera. Ma se all’improvviso cominciassi a sentire il borbottio dell’immancabile vulcano alle mie spalle inizierei a valutare il rischio di morire in mare pur di lasciare l’isola. Quando la lava iniziasse a defluire dalla bocca del vulcano non avrei dubbi sul fatto che il rischio mare è inferiore a quello vulcano e salirei sulla mia zattera, impaurito ma convinto di andare verso la salvezza. Il rischio davanti a me è sempre lo stesso: il mare con le sue insidie ed i suoi pericoli. Quello che fa cambiare la percezione del rischio e di conseguenza il modo di affrontarlo è la situazione alle mie spalle, cioè il vulcano. Perché io racconti tutto ciò è evidente, oggi noi siamo a guardare il mare, naufraghi ma al sicuro sulla terra ferma. Forse stiamo sentendo i primi brontolii e stiamo valutando se sarà il caso di prendere il mare. Se qualcuno non lo avesse ancora capito domani il vulcano economico erutterà ed allora non staremo più a valutare se sia il caso di prendere il mare. Davanti a morte certa l’incertezza del mare è sempre migliorativa. Rimanere sulla spiaggia o anche appesantire la zattera alla ricerca di troppe certezze ci farà morire e da morti non sarà interessante sapere come e perchè sia successo.

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