Non tutte le guerre sono uguali

Non tutte le guerre sono uguali

NON TUTTE LE GUERRE SONO UGUALI So già che in questo pezzo qualcuno leggerà cose che non ci sono scritte, che qualcuno mal interpreterà il mio pensiero, che qualcuno si sentirà offeso. Sono conscio del fatto che queste parole si prestano alla critica superficiale ma se anche dovessi pentirmene oggi non potevo non scriverle. Non é vero che non si sappia distinguere dove sta il bene e dove sta il male, noi uomini siamo in grado di discernere, per questo siamo diversi dagli animali. Il fatto che sappiamo esattamente se una certa azione sia giusta o ingiusta non vuol assolutamente dire che siamo in grado di scegliere le azioni giuste. La storia dell’uomo, da Adamo ed Eva in poi, ci insegna che molte sono le volte in cui il genere umano ha scelto il “male” e non il “bene”. Da quale parte stava il “bene” e dove il “male” lo sapevano bene i partigiani che avevano esatta contezza di quale fosse la strada giusta, la strada della libertà e dei diritti umani e per questo combatterono la guerra di liberazione. Spararono, uccisero e fecero attentati ammazzando anche degli innocenti, ma lo fecero per combattere il “male”. Siamo così certi che fosse il “male” che ancora oggi a distanza di 70 anni continuiamo a festeggiare quegli eventi, a ricordarli, ad additarli ad esempio alle nuove generazioni, a premiare e consegnare diplomi ai pochi superstiti ed ai molti nipoti di chi ha scritto quelle pagine di storia. Ma allora mi chiedo perché ci scandalizziamo tanto (spesso sono proprio coloro i quali discendono per parentela o per cultura in maniera più diretta da quella guerra

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Ospedale il pericolo é …

Ospedale il pericolo é …

Leggo da il Il Filo del Mugello dell’ospedale di Luco e del valore assegnatogli dalla Regione con una perizia. Che portare una università a Luco non fosse una brillante idea ebbi a dirlo già a suo tempo e ciò mi procurò più di un litigio con qualche parente luchese. Cercare soluzioni fantasiose va bene ma in quel caso si andava veramente contro “la fisica”. Ora parte l’idea del turistico ricettivo, diciamo un’idea anche in questo caso non proprio fantasiosa, dopo che sono stati realizzati i complessi del golf, delle Maschere ed é partito il progetto Cafaggiolo, senza contare le decine di agriturismi disseminati nel Mugello forse più adatti al tipo di turista che il nostro territorio può richiamare. Siamo realistici e non campanilisti, ma quante volte siamo andati in vacanza in un albergo a 4/5 stelle in un posto come Luco ? No, scusate ma anche questa mi pare un’idea bislacca. Forse ci vorrebbe veramente uno slancio di fantasia. Ma vorrei evidenziare un altro aspetto che comunque colpirà qualsiasi destinazione si voglia dare al recupero. Da imprenditore posso dire con certezza che non mi spaventerebbe il prezzo, non so quanto incida al mq. ma non é questo che mi farebbe paura. I costi di ristrutturazione saranno molto alti, vuoi perché la struttura é in pessime condizioni, vuoi perché i vincoli architettonici saranno molto stringenti, ma neanche questo sarebbe l’ostacolo perché un buon imprenditore sa fare i propri conti. La criticità più grande sarà “il funzionario”, si proprio lui, l’oscuro mezze maniche (forse anche più di uno) che avrà potere di veto sul progetto. Un “omino” piccolo piccolo che con la sua bic

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Se diventassi Dan Aykroyd

Se diventassi Dan Aykroyd

È un po’ di tempo che mi ritrovo ad evocare un film per spiegare il mio punto di vista circa il lavoro. Il film in oggetto é “una poltrona per due” dolce, divertente ma anche amara commedia con due grandi interpreti Dan Aykroyd e Eddie Murphy. Uno di quei film che solo gli americani sanno fare. Girato nel 1983, lo guardi oggi e ridi come allora. Ma non é del film che voglio parlare. L’argomento che mi interessa é il lavoro. Mi pare di percepire che molti di coloro i quali il lunedì mattina ripartono per una intensa, non proprio per tutti, settimana di lavoro non abbiamo l’esatta percezione del loro stato. Posto che solitamente l’uomo si rende conto delle proprie fortune solo nel momento in cui le perde, e questo è un concetto che ci ripetiamo spesso in occasione dei funerali di amici o parenti, anche sul lavoro mi pare di vedere lo stesso atteggiamento. Parlando con certi lavoratori quello che emerge sono futili lamentele, anacronistiche rivendicazioni, amorali piagnistei, egoistiche difese dei loro privilegi. Parlo di tutti, dipendenti, lavoratori autonomi ed imprenditori. Chiaramente non tutte le categorie hanno esattamente lo stesso approccio, che è determinato spesso dal loro grado di certezze, ma di questo mi riprometto di scrivere un’altra volta. Ora vorrei ritornare al film, esattamente alla scena in cui si vedono Eddie Murphy a cena con i suoi nuovi datori di lavoro e Dan Aykroyd, che invece il proprio lavoro lo ha perso, spalmato sbavante sulla vetrina del ristorante. Dentro caldo, bei vestiti, buon cibo, fuori freddo, fame e stracci. Ecco lavoratori, noi dovremmo sentirci un po’ Eddie Murphy e

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SULLA MARMOLADA CON LE INFRADITO

SULLA MARMOLADA CON LE INFRADITO

SULLA MARMOLADA CON LE INFRADITO Ritorno sulla vicenda delle due ragazzine perché legggendo i giornali ed alcuni commenti mi sovviene un’altra riflessione. Volendo semplificare due sono gli aspetti di questa vicenda e, per fare un ragionamento giusto, non devono essere mischiati fra loro. Una cosa é la loro liberazione, sicuramente frutto di una mediazione internazionale dei nostri servizi… ma sul prezzo da pagare per il riscatto. L’altra é il viaggio che hanno voluto intraprendere. Della liberazione non possiamo che gioire e, anche in assenza di norme precise, ritenere che sia un dovere dello Stato riportare a casa i propri cittadini (sempre, anche dall’India). Per la difesa dello Stato un cittadino può essere chiamato alle armi e morire, ed è quindi sacrosanto che lo Stato faccia di tutto per difenderlo anche fosse uno sprovveduto. C’è solo da augurarsi che il riscatto ingrassi qualche musulmano che andrà a godersi quei soldi fra gli infedeli a Dubai o a Beirut, perché l’alternativa é che servano per continuare ad alimentare il terrorismo. Il secondo aspetto, che poi sarebbe il primo visto che da questo deriva la liberazione degli ostaggi, é il viaggio. Mi sento di dire con chiarezza che é un errore grossolano e stupido che ha messo a repentaglio la vita di queste due ragazze ma non solo la loro. Immagino infatti che qualche agente dei nostri servizi abbia dovuto operare sul campo mettendo a rischio la propria vita per il raggiungimento dell’obbiettivo. Deve essere detto con forza e chiarezza che questa attività in zone di guerra non é da boy scout per evitare che qualche altro sbarbatello si metta in testa di essere il

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Six milions dollars baby

Six millions dollars baby. Tanto sembra ci siano costate ognuna  delle due ragazzine lombarde con la sfregola umanitaria. Certo che vista l’età, l’esperienza le capacità ed i moniti delle autorità se si fossero iscritte alla locale “Misericordia” e fossero andate a (scusate il termine) pulire qualche culo ai vecchietti dell’ospizio di Brembate avrebbero reso un servizio migliore alla loro voglia di aiutare il prossimo, a noi e probabilmente anche ai siriani ai quali mi risulta non abbiano alleviato nessuna pena. Con equilibrio dico anche che non si potevano lasciare laggiù nelle mani di “Ali Babà e dei quaranta ladroni” ed é stato giusto riportarle a casa anche pagando il riscatto. Ma gli eroi e gli esempi da indicare sono altri sono coloro i quali nel silenzio, nella quotidianità, nella semplicità delle loro azioni e nella banalità dei luoghi ogni giorno regalano qualcosa di se stessi per il bene degli altri.

Perfetta letizia

Era sicuramente il 4 Ottobre ed ero con Carlo, mio fratello, a casa sua. Era già infermo relegato su una sedia a rotelle ma lucido e presente. Molto presente. Erano momenti duri per lui, la malattia aveva preso il sopravvento e le cure non davano più effetti. La speranza era solo una maschera che abilmente e caritatevolmente indossava per noi che gli stavamo vicino. Di certo lo sconforto sarebbe apparso del tutto normale in quella situazione, ma in lui non se ne trovava traccia. Quel pomeriggio venne a trovarlo una persona, un credente. Il visitatore si commosse a vederlo seduto su quella carrozzella ed anche io feci molta fatica a reprimere il grosso nodo scorsoio che mi stringeva la gola. Con voce rotta dalla commozione l’ultimo venuto ricordò che quel giorno era la festa di San Francesco d’Assisi e tirando fuori un libretto di tasca disse: “Sono stato al Bosco ai frati e ti ho comprato questo libretto di pensieri di San Francesco”. Carlo, stranamente in maniera un po’ brusca rispose, “ce l’ho già”. L’altro non fece caso alla gaffe e propose di leggere una preghiera. Sia io che lui eravamo troppo commossi per poter leggere, toccò allora ad Ilaria, la moglie di Carlo, leggere con voce ferma quel discorso del fraticello d’Assisi. Sinceramente sul momento non capii molto della preghiera, vuoi perché ero frastornato dalle emozioni e dalla pena nel vedere il mio amato fratello così tanto malato, vuoi e soprattutto perché non sono molto avvezzo alla preghiera. Loro invece sembrarono molto  rasserenati dalla lettura. Finito di leggere al visitatore parve di aver fatto quello che era venuto a fare perché

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In morte di Robin Williams

In morte di Robin Williams

In morte di Robin Williams. ———— Mi chiedo perché chi ha la possibilità di vivere una vita grande o una vita piccola, una vita solitaria o una vita pubblica, una vita altruista o egoista decide di non viverla mentre chi ne ha una sola da vivere magari, povera martoriata e infelice riesce a farlo ? Qual’é allora la discriminante fra la voglia di vivere e quella di morire ? Io credo non la logica considerazione del proprio stato ma una freccia scoccata dal cielo che casualmente colpisce. Ps. (15 minuti dopo aver scritto il post aggiungo ) Leggendo quanto il mondo gli sta tributando credo che si stia pentendo del suo gesto, ma non si torna indietro .

Al tempo della lira (una storia vera)

Al tempo della lira (una storia vera)

Una volta, al tempo della lira, curai per un cliente l’acquisto di una vasta proprietà in campagna, comprendente molti ettari di terra, alcuni casolari ed una bella villa con tanto di parco secolare. Tutto ciò costituiva la residenza di campagna della vedova di un banchiere milanese che, data l’età e la fuga dei figli all’estero, si era decisa a vendere. Questa signora anche nell’aspetto incarnava esattamente il suo stato, una bellezza sfiorita, elegante nel vestire, signorile nei modi, gentile ma distaccata nei rapporti. Vedova di un banchiere milanese appunto. La vendita veniva fatta, come si suol dire, ” a cancelli chiusi”. Cioè gli immobili comprensivi di tutto ciò che contenevano. In quel caso si trattava dei mobili della villa, alcuni dei quali erano di pregio, dei trattori ed altri attrezzi usati per la coltivazione degli oltre 350 ettari del fondo agricolo. La trattativa fu lunga e complessa, la proprietaria dei beni volle conoscere sia l’acquirente che me e le nostre famiglie in un pranzo domenicale imbandito nel parco della villa. L’abbigliamento country chic e comunque l’aspetto della padrona di casa, fece subito intendere che il pranzo era stato preparato da alcune donne della zona prestate al mestiere di cuoche. Probabilmente le stesse che poi servirono in tavola. La vedova, seduta a capotavola, era accompagnata alla sua destra da quello che si diceva essere il suo attuale compagno, un uomo sulla settantina, lei ne aveva qualcuno di più per l’occasione vestito con una camicia a quadri di poco pregio e degli imbarazzanti pantaloni corti. Il “ganzo”, come lo avremmo chiamato di lì in poi, parlò tantissimo di tutto, e miracolosamente riuscì anche a

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Il popolo elettto ?

Il popolo elettto ?

Se Giorgio (mio figlio) corresse in casa con in mano un volantino che, piovuto dal cielo insieme ad altre migliaia euguali e di tutti i colori, riportasse scritto “Lasciate le vostre case, inizieremo a bombardare alle 12”, se poi, puntuali alle dodici, distruggessero la mia casa, quelle dei miei vicini, le strade, le scuole, il mio ufficio. Se tutta la mia vita passata andasse in fumo insieme a gran parte di quella futura dei miei figli. Dovrei pensare che in un imperscrutabile disegno divino gli ebrei sono inspiegabilmente il popolo eletto, ma che non essendo io ebreo né tanto meno votato al martirio non potrei accettare l’imperscrutabilità del disegno Divino e mi cercherei un Dio meno parziale, e se non esiste meno parziale almeno che parteggi per me e per i miei figli.

Pos … è solo una marchetta

Pos … è solo una marchetta

Ieri è entrato in vigore l’obbligo per tutti i lavoratori autonomi di accettare il pagamento elettronico per importi superiori a 30 euro. La misura è stata salutata come un grande passo avanti contro l’evasione fiscale, ed in molti si sono lamentati del fatto che la norma non preveda una sanzione e pertanto l’obbligo sia più morale che pratico. La norma mi tocca personalmente perchè anche io, per la mia attività, avrei dovuto adeguarmi. Non l’ho fatto, e non lo farò. Non l’ho fatto, non per nascondere imponibile al fisco, ma perchè avrei avuto forse un cliente in un anno che mi avrebbe richiesto il pagamento a mezzo bancomat e per soddisfare il suo capriccio avrei dovuto pagare circa 1.200 euro l’anno alla banca per il servizio. Quello che viene fatto passare per una norma rivoluzionaria in realtà non è altro che l’ennesima marchetta fatta alle banche. Al popolino ignorante e ciuco è stato fatto intendere che la norma serva a reprimere l’evasione fiscale, ma non è così. Infatti l’obbligo, pur anche morale, non è quello di effettuare tutti i pagamenti superiori a 30 euro con moneta elettronica. Questo avrebbe avuto un senso in quanto chi avesse avuto del “contante” non avrebbe saputo come spenderlo se non per importi molto esigui. Facciamo un esempio per capirci: se io avessi 50.000 euro in una cassetta di sicurezza derivanti da evasione sarei costretto a spenderli a tranche di 30 euro. Ciò significa che per smaltire quel “nero” avrei dovuto effetture  1.666,66 periodico  transazioni. Ciò avrebbe complicato in modo drammatico la vita all’evasore perchè avrebbe guadagnato senza riuscire a spendere il danaro illecitamente guadagnato. Appare del

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