Torniamo a stupirci

Torniamo a stupirci

Ho il vizio di leggere qualche giornale straniero, di solito americano, un po’ per tenere in allenamento l’inglese ma soprattutto perché mi interessa cosa pensa di noi il mondo. In questi giorni mi è capitato di leggere su The Newyorker un vecchio articolo che parlava di Beppe Grillo. L’articolo con stupore ed incredulità, sottolineava come fosse possibile tanta ingerenza nella vita del nostro paese, da parte dei partiti politici. E’ stato mettendomi gli occhiali dell’esterofilia che sono riuscito a riflettere su questo nostro sistema sbagliato del quale nessuno dice. Dall’interno abbiamo perso la capacità di stupirci di certi nostri modelli, che pensiamo siano planetari mentre per chi ci guarda da fuori risultano incomprensibili e trattati come curiosità del paese. A noi oramai sembra normale che i partiti siano dappertutto, non ci stupiamo più, fa parte del nostro vivere quotidiano. Che l’informazione sia in mano ai partiti o perlomeno sia da loro così influenzata, non ci appare inusuale. Che i capi redazione o i giornalisti della televisione di stato siano scelti dai partiti ci appare come dovuto. Che un partito sia condotto da una persona e che questo possegga anche delle televisioni tutte sue e dei giornali ci appare tutto sommato naturale. Non ci chiediamo cosa c’entra con la politica la nomina dei consiglieri d’amministrazione di una banca o di un’assicurazione quotate in borsa, a nostro avviso è così che si fa. Dobbiamo vedere negli occhi di uno straniero tutta la curiosità e l’incredulità nell’apprendere che un partito detiene una catena di supermercati per porci una banale domanda; perché un partito dovrebbe vendere pane, pasta e pomodori pelati? Cosa c’entra il commercio con

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