VanniGio/ Maggio 17, 2014/ Pensieri/ 0 comments

20140517-071020.jpgMolti mi hanno chiesto “ma chi te lo fa fare ?”. Provo a rispondere a questa domanda perché credo che li stia il senso del mio impegno e della mia richiesta di voto.

Parto da lontano. Ognuno di noi ha una scala dei valori, le prime cinque posizioni sono assegnate dalla natura considerando la sopravvivenza il punto irrinunciabile per tutto il resto. Per questo motivo, a parte chi sia in odore di santità, all’unanimità la prima posizione é riservata alla salute. Capite bene che l’individuo che avesse la salute garantita agirebbe, penserebbe e si relazionerebbe con il mondo circostante in modo diverso dagli altri. Probabilmente nel suo inconscio si creerebbe una certezza che lo porterebbe a prendere decisioni per se è per gli altri influenzate dal fatto che la sua salute é garantita, anche se non quella degli altri non lo é. Non é egoismo é natura. Per esempio questo soggetto sarebbe probabilmente più portato a percepire come problema comune il traffico cittadino piuttosto che una via preferenziale per le ambulanze, dato che il suo subconscio ha elaborato l’informazione che lui non avrà mai bisogno di correre in ospedale. Ripeto per non essere frainteso, non é egoismo é natura.

Il lavoro se non é al secondo sarà forse al terzo posto nella scala dei valori umani ma é sicuramente un bisogno primario, irrinunciabile per la sopravvivenza. Un uomo (o una donna) che abbiano il lavoro garantito hanno già risolto uno dei problemi principali legati alla sopravvivenza ma anche alla dignità ed alla felicità dell’uomo. Chiaramente parlo di sicurezza di uno stipendio e non di quantità dello stipendio.

Io ho sempre fatto parte di quelle persone che il lavoro non lo hanno avuto garantito, di coloro i quali ogni mattino hanno l’incertezza di quanto è quale lavoro ci sarà da fare, di quelli che non sempre e comunque avranno un bonifico a fine mese. É un’incertezza che regala anche soddisfazioni ma che ti guida costantemente nelle decisioni che prendi quotidianamente. Di questa categoria fanno parte anche tutti i lavoratori dipendenti che hanno la propria sopravvivenza economica legata alla sopravvivenza dell’azienda per la quale lavorano e che vivono ora più che mai un periodo di incertezza. Escluderei da questa incertezza soltanto i dipendenti pubblici e para pubblici.

Che sia ben chiaro non c’é assolutamente niente di sbagliato nell’avere un lavoro sicuro, ma credo che quella categoria di persone sia già ben rappresentata all’interno della politica ed io mi candido per portare nell’amministrazione comunale insieme alla voce di chi il lavoro non lo perderà mai per definizione anche la voce e le esigenze di chi invece vede la vita e le priorità filtrate dalla necessità del lavoro. Da chi deve conciliare nelle proprie scelte , insieme a tante altre belle cose, anche il mantenimento, l’incremento, l’economicità del proprio status lavorativo. Solitamente chi non ha risolto a vita il problema dello stipendio é impegnato a risolverlo ogni giorno ed è per questo che spesso per noi non c’è stato posto in politica e le scelte amministrative sono state demandate a quella parte che quando sceglie, sicuramente in maniera giusta ed onesta, sceglie dando il lavoro per acquisito.

Devo anche ammettere che un’ottica un po’ più distaccata dall’umano problema é necessaria per poter prendere decisioni che abbiano un respiro più ampio, ed per questo che ritengo sia necessario che in consiglio comunale vi siano rappresentanti del mondo pubblico e di quello privato.

Io voglio rappresentare tutti coloro i quali vedono nel lavoro un bene irrinunciabile che deve guidare le scelte della prossima amministrazione comunale. Ecco chi (cosa) me lo fa fare.

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