Mi piace

Mi piace

-M**** ne ha presi trenta. – Allora guarda F***** che ne ha avuti 45. Questa conversazione fra i miei figli, sedici e diciotto anni, mi ha incuriosito ed ho chiesto di cosa stessero parlando, risposta: dei “mi piace”. Parlavano di quei click apponibili sotto una foto, un pensiero o un link che indicano nel mondo di Facebook che approvi quel contenuto. Ho approfondito l’argomento con i ragazzi e mi hanno rivelato che quei “mi piace” determinano per gli adolescenti il loro indice di gradimento personale fra i loro coetanei. Insomma più vieni cliccato e più figo sei, questo è il postulato che crea le gerarchie fra i giovani. A mio avviso questa è una cosa seria, perché, se non ricordo male essendo passati molti anni,  la considerazione fra i tuoi coetanei è cosa importantissima quando si è giovani, immaturi e molto insicuri. Data l’importanza degli apprezzamenti ricevuti o non ricevuti su Facebook i ragazzi possono essere avviati a comportamenti a mio avviso sbagliati e pericolosi. Il primo è sicuramente dato dal fatto di scrivere, linkare o postare solo per piacere agli altri; solo per raccogliere il consenso del gruppo. Evidentemente questo inibisce la libertà d’espressione e banalizza ogni comunicazione. Il secondo pericolo è invece la scarsa propensione ad esporsi, la paura di dire veramente quello che si pensa, che si desidera, perché ci metteremmo a rischio dell’onta pubblica di non ricevere sufficienti “mi piace”. I più non postano quello che pensano, ma quello pensano possa piacere agli altri; omologando sempre di più il loro pensiero a quello del gruppo. Altri invece leggono senza aver mai il coraggio di postare per paura di

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