VanniGio/ Settembre 3, 2012/ Pensieri/ 0 comments

L’artigiano ed il magistrato.

Qual’è la ragione per cui un uomo viene pagato per il suo lavoro? La mia risposta personale è perchè crea valore per la società in cui vive e partecipa alla crescita della stessa. Se a qualcuno questa risposta sembra giusta allora mi segua nel ragionamento che vado a fare. Un uomo ha diritto a ricavare dal suo lavoro in funzione della fatica che questo gli impone, delle conoscenze di cui questo necessita per essere svolto e dei vantaggi che indipendentemente dalle prime due variabili questo genera per la società. I vantaggi devono essere misurati in termini di bisogni soddisfatti e non in termini assoluti. Faccio un esempio. La produzione di un chewing gum non crea alcun vantaggio alla società in termini assoluti ma comunque soddisfa un bisogno. Bisogno di gusto, di pulizia, di profumi e per questo la gente lo compra e paga il lavoro di chi lo produce. Quindi in qualche modo la società che ci circonda ci riconosce un “premio” per quello che facciamo negli anni in cui siamo abili al lavoro. Ci da un salario, un corrispettivo, un emolumento, uno stipendio. Se anche questo vi sembra non fare una piega … venitemi dietro. Un uomo, inteso come genere umano, quando finisce di lavorare perché ha raggiunto i limiti di età oppure perché le sue condizioni fisiche non glielo permettono più ha diritto al suo sostentamento e al sostentamento di tutte le persone che vivevano con il suo lavoro, cioè di coloro che si dicono “essere a carico”. La sua funzione di lavoratore che soddisfa i bisogni degli altri è finita. E’ finita perché il tempo è tiranno oppure per un incidente o per una malattia che menoma fisicamente o psicologicamente. Finendo la sua utilità l’ex lavoratore non sarà più premiato con uno stipendio, salario o altre forme di remunerazione, secondo il ragionamento appena fatto e se non ha accumulato ricchezze negli anni del lavoro sarebbe condannato all’indigenza. Fortunatamente siamo uomini dotati, anche se non sempre, di riconoscenza verso i nostri simili e pertanto abbiamo inventato “la pensione”. La pensione non è altro che la riconoscenza della società verso il vecchio o lo sfortunato, è l’assicurazione di un sostentamento dignitoso quando per vecchiaia o malattia non si è più in grado di lavorare. Credo che anche questo ragionamento possa essere condiviso. E allora avanti. Quando si va in pensione, le capacità dell’artigiano non saranno più di aiuto alla società e non soddisferanno più i bisogni dei suoi simili, lo stesso vale anche per il magistrato lui non servirà più la giustizia e anche lui non soddisferà più alcun bisogno della società, e quindi proprio per questo non percepiranno più alcun compenso. Da li in poi dovranno essere, con riconoscenza, entrambi sostenuti per il resto della loro vita. Riceveranno una pensione che permetta loro di poter invecchiare nella decenza, e aver garantito il sostentamento e se sono stati delle brave formiche godersi i frutti del loro lavoro. La domanda mi è posta davanti diverso tempo fa. Perché il magistrato si sostiene con circa 4.700 euro netti al mese e l’artigiano con circa 900 euro al mese? La stagione dei premi per l’utilità che avevano è finita, adesso hanno svoltato nella stagione della riconoscenza e del sostentamento dignitoso, e per il loro sostentamento dignitoso non hanno forse bisogno delle stesse risorse ? Devono entrambi vedere assicurati i loro bisogni primari, mangiare, vestirsi, un tetto dove dormire, il servizio sanitario garantito e un minimo di svago e per questi bisogni primari entrambi necessiteranno della stessa somma. Allora non capisco perché il magistrato debba venire sostenuto con una pensione circa 5 volte superiore a quella dell’artigiano. La prima obbiezione che a qualcuno verrà in mente è … perché l’uno ha versato più contributi dell’altro. A questo risponderei che ognuno deve partecipare al sostentamento di chi non può più lavorare in maniera proporzionale rispetto a quello che guadagna. Pertanto secondo me alla pensione si partecipa con solidarietà ognuno in funzione del proprio guadagno ma poi la si riceve tutti per la stessa somma, perché la pensione serve per il sostentamento dignitoso degli anziani e dei malati e la quantità di denaro necessaria al sostentamento non ha niente a che vedere con il lavoro che si svolgeva quando ne eravamo capaci.

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