VanniGio/ Marzo 18, 2013/ Pensieri/ 2 comments

bambino son la palla 1925 olio su telaC’è sempre un bambino che ha il pallone, nel senso che è suo, lo possiede, ne è il proprietario. E allora si immagina che questo  fatto gli dia dei diritti, lui vuol decidere chi prendere in squadra con se, sceglie i più forti, vuole vincere senza lottare. Ma non gli basta, pretende di giocare nel campo migliore, quello leggermente in salita, così gli avversari faranno più fatica ad arrivare alla porta per fare goal.  A quei bambini che provano a protestare viene immediatamente ricordato che il pallone è suo e che se non fanno come dice lui allora non si gioca. Basta questa minaccia per far si che i bambini ribelli siano riportati alla ragione da altri bambini che vogliono solo giocare. Quelli più riflessivi solitamente sono quei bambini che stanno in squadra con il proprietario del pallone, quelli che giocheranno nella squadra migliore, nel campo migliore e sono predestinati a vincere la partita. Certe volte, rare a dire il vero, succede l’imprevisto, succede che qualche bambino non si riesca a convincerlo, e che questo decida che se deve giocare per perdere preferisce non giocare convincendone altri a fare come lui, a rifiutarsi di giocare. Dall’imprevista reazione nasce un problema,  mancano i giocatori, non sono sufficienti, le squadre non si possono formare, non gioca più nessuno neanche il bambino con la palla perché non può giocare a calcio da solo.

In questo caso il bambino prepotente (e capitalista, ha la palla) si accorge di avere sbagliato, cerca di rimediare, propone di rifare le squadre, diventa strumentalmente meno prepotente, suggerisce che  magari per il campo migliore si può fare un tempo per uno, che problema c’è! Il bambino prepotente ricorda ai bambini dissidenti quanto lui gli sia amico, e che in fin dei conti un accordo si può trovare per giocare un po’ tutti insieme, altrimenti non gicoa nessuno e la colpa non è sua ma dei bambini che si rifiutano di giocare. Qualche volta questa retromarcia non basta perchè i bambini dissidenti sono particolarmente incazzati. Se questi  insistono nel non voler giocare, ricordando al bambino prepotente che fino a pochi minuti prima li aveva trattati male e non da amici, e che ha cambiato tono solo  perché si è accorto che da solo non può giocare, si scatena il finimondo. In questo caso il bambino con la palla comincia ad insultare i bambini dissidenti. Comincia a ricordare loro che lui è più bravo di loro a giocare a pallone, che il suo papà è ricco e che gli ha comprato la maglia di Messi per il suo compleanno. Insomma una volta che avrà  accertato che non potrà giocare cercherà di delegittimare chi gli ha impedito di giocare cercando di isolarli in tuti i modi.

Ora sostituite il bambino con la palla con il segretario Bersani ed il bambino dissidente con Beppe Grillo, la metafora è servita!

Share this Post

2 Comments

  1. In realtà qualche “dissidente” si è lasciato convincere che, piuttosto che non giocare per niente, sarebbe stato meglio asscondare il padrone del pallone…. è proprio un’utopia pensare che tutti gli altri bambini (e non solo quelli della seconda squadra, ma tutti quelli del quartiere) avrebbero potuto meterci poco poc, fare una colletta e comprarsi u pallone per loro (alla faccia del “capitalista”)… magari poi… un compromesso…. lo so…è solo un sogno…

    1. Mi rimangono solo antipatici i bambini prepotenti, che vogliono vincere anche quando perdono.

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*